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GENEALOGIA DI GIOSUE'
GENEALOGIA DI GIOSUE'

Risultanze dagli archivi e dai documenti

 

Chiesa di Ugo e Nicola

Fondata da Giosuè, Giona e la professoressa Alsazia per opere di bene, di anarchia e di dottrina, è intitolata a Ugo da San Vittore e a Nicola, zar di tutte le Russie, il primo ammiratissimo del bisnonno Geronimo e il secondo dalla nonna Attilia. Utilizza terreni e costruzione della Reggia di Versailles e ospita varie organizzazioni ONLUS.

 

Casa floreale

Costruita agli inizi del novecento in stile floreale, ospita a piano terra la libreria dell’editore Assalonga e ai due piccoli piani superiori l’alloggio della signora e del Critico Gauss. Le notevoli decorazioni di scale e soffitti riproducono rampicanti di vite con pampini, grappoli e uccelli azzurri.

 

Marchese padre

Titolare del Marchesato e proprietario della grande palude. Padre di quattro figli tra cui Boccoli d’oro che sposerà Mosè. Il marchese concorda con Mosè il risanamento della palude in cambio di mezza proprietà. Mosè profondo conoscitore della palude e dei suoi flussi d’acqua, la risana. Il marchese, pieno di debiti, non riuscirà a salvarsi dalla completa neppure vendendo la proprietà.

 

Marchese cadetto

Fratello minore del marchese. Vive a Roma. La sua attività diplomatica e commerciale, maschera una grande organizzazione delittuosa che gestisce contrabbando, rapimenti, furti, bordelli e truffe. Un’organizzazione da Roma si ramifica in tutt’Italia.

Fa rapire la figlia del fratello Marchese e ottiene un riscatto pari alla dote della marchesina ma le conseguenze di questo rapimento lo porteranno alla rovina e alla morte.

 

Boccoli d’oro detta anche La marchesa porcara

Figlia del Marchese, viene rapita dalla banda (di cui è membro Mosè) affiliata all’organizzazione delittuosa dal Marchese cadetto, suo zio. Riscattata per una cifra pari alla sua dote, va in sposa a Mosè. Donna bella ed energica piglia le redini dell’enorme fattoria, la amplia e costruisce l’enorme ricchezza della famiglia.

 

Geronimo

Figlio unico di Mosè e della marchesa Porcara. Uomo inteligente dalla vita violenta e demoniaca. Si sussurra di messe nere, di occultismo, di patti con Satana, di feroce crudeltà e di efferati delitti. Quando Mosè viene colpito a Milano da infarto lo dà per morto e lo imprigiona fino alla morte nella torre del telescopio. Amplia ancora la fattoria, costruisce la conceria che gestisce con enormi profitti durante la prima guerra mondiale, il fascismo e la seconda guerra mondiale. Costruisce Versailles inglobando anche il Castello e la fattoria del Marchese. Viene giustiziato dai partigiani, alla fine della guerra.

 

Corina

Bellissima donna, registrata negli archivi della polizia come prostituta assieme alle amiche e compagne Manolita e Manuela. Nonostante i nomi ispanici, la loro provenienza è slava. Pare siano approdate a Torino col circo di Balivo. La polizia sottolinea la mancanza di protettori ma anche l’abilità di Corina nell’ingraziarsi carabinieri e polizia. Acquistano il grande negozio di abiti, scarpe, mercerie, ecc. appartenuto a Versailles.

 

Balivo

Direttore e padrone dell’omonimo circo. Purtroppo tutte le notizie che riguardano lui e il personaggio Ataiù, sono andati distrutte con il grande incendio degli archivi.

 

Signora dell’Arte, Circolo Turati, Fondazione San Paolo, Critico Gauss, Sindaco, editore Einaudi, Famiglia Agnelli, ecc.

Personaggi e istituzioni conosciuti da tutti i Torinesi

 

Signora delle olimpiadi

Personaggio di spessore internazionale. Così si esprime l’enciclopedia Trecani:

“…Il giorno successivo, il comitato Olimpico si riunì, ascoltò l’appassionata Signora e assegnò le Olimpiadi alla nuova Taurini. Alla notizia i Torinesi scesero nelle vie esultando, ridendo, piangendo e inneggiando al Signora, al Sindaco, al Sole della Fondazione. Ma mentre sindaco e politici si beavano di quel pazzo entusiasmo d’amore, la Signora era già al lavoro a progettare di persona gli stadi, le piste, le gradinate, i palazzi, a scavare le strade, guidare i muli, trasportare ferro e cemento a erigere opere. Alla fine sorridente, felice, sfinita, come Cellini, divorò un’enorme insalata seduta su un prato.

«Come ha fatto? Come ha potuto questa fenomenale signora scavare le strade, costruire le piste, edificare alberghi e gradinate? Come dobbiamo chiamare questa mitica donna, le cui mitiche imprese umiliano quelle di Mao? … Maoina? Ercolina?» si chiedevano i Torinesi «Avessero i nostri atleti la sua grinta? Ispirati dal presidente Mao, gli infermieri cinesi operavano ernie, tagliavano appendici, sostituivano valvole; ispirati dal libretto rosso, gli atleti vincevano sfide e maratone; ma cosa faranno i nostri senza un grande, possente ispiratore?»

Le risposte degli atleti furono scoraggianti: «Faremo tutto il possibile» dichiararono. Allora nacque corale l’appello: «Ma sono atleti o larve costoro? Si svegli la nostra Ercolina e scriva un libretto rosso!»

La Signora fece di più. Inforcati gli sci si lanciò nella discesa libera femminile e vinse. Negli slalom, serpeggiando fra i pali come un’anguilla, stritolò le avversarie e fu portata in trionfo dal Sestriere a Piazza Castello.

«Peccato che comincino le gare dei maschi!» commentarono i Torinesi. Ma non sapevano che la Grande Signora s’era già mutata in maschio.

Assodato che i Chirurghi si rifiutavano di toccare un simile capolavoro di donna, afferrato un bisturi, evirato un chirurgo, procedette lei stesse al trapianto e si rialzò pronta alla pugna, “E le palle?” aveva chiesto un infermiere “Le palle?” avevano risposto i colleghi “Le sue sono come montagne!”»

«Il giorno dopo la signora si lanciò nella discesa libera maschile e umiliò gli avversari; i giorni successivi toccò agli slalomisti e alle discipline nordiche fino a un’epica staffetta ‘trenta chilometri tecnica libera’ dove risultò vincitrice la staffetta formata da La Signora delle Olimpiadi, La Signora delle Olimpiadi, La Signora delle Olimpiadi, La Signora delle Olimpiadi.»

 

 

 

LA NUOVA VERAILLES
LA NUOVA VERAILLES

VERSAILLES

«Dove sono le cascate? Dove le grande bestie che viaggiano in cielo? Dove le cattedrali di ghiaccio?» si chiedevano. Poi si seppe che la Versailles della Palude era ancora ricoperta di ghiaccio e che gli alberi sfavillavano di diamanti e zaffiri. I turisti arrivarono ma trovavano le porte sbarrate.

«Ma che è?» chiedevano di fronte a quell’immenso palazzo.

«E’ la Versailles della palude, un palazzo e un labirinto! Esso è zeppo di affreschi, di arazzi, di misteri, di enigmi. Lo sovrasta un osservatorio a cupola dotato di un telescopio di ottone per vedere le stelle, le comete e i pianeti. Le grandi bestie che nei giorni trascorsi solcavano i cieli di Torino ora solcano nuovamente lo spazio celeste.»

 

 

FATO E LA SIGNORA GAUSS
FATO E LA SIGNORA GAUSS

 

 

Fato correva da scuola all’ospedale al capezzale della sua Gauss dormiente.

«Come sta dottore? E’ cambiato qualcosa infermiera?», «Nulla» rispondevano e lui parlava con la bella dormiente, le diceva quanto l’amava e raccontava di lei, di lui, la Guzzi, i fiordalisi, Perla e Cristallo e “Ti amo” e “Ti amo” Le infermiere si raccoglievano attorno a quel professore dal cuore grande come una casa, che ricordava e raccontava le tenerezze, le ansie, i baci, le parole e vedeva solo il suo amore.

Le parlava, le prendeva le mani, si muoveva tra la babele di fili, intralciando il lavoro di dottori e infermiere e irritando il primario, che, dopo aver detto decine di volte: «Si levi!», lo radiò dal reparto.

Bombelli impazzì.

LA SIGNORA DELLE OLIMPIADI
LA SIGNORA DELLE OLIMPIADI

LA SIGNORA DELLE OLILPIADI

 

LA SIGNORA DELLE OLIMPIADI

Un radioso mattino la Signora delle Olimpiadi sentì nuovamente l’irrefrenabile impulso d’indossare i pattini e lanciarsi in vertiginosa discesa dalla collina. Si lanciò, quindi, l’intrepida, accelerò e perse il controllo.

Nell’imminenza del fatale urto, la formidabile signora afferrò il telefonino e, con mano ferma, pigiò a La Stampa, alla città, al mondo, a Dio, le sue ultime volontà. Nel messaggio la signora, dopo attenta disamina delle sue colpe verso la famiglia, la società e dio, decideva di non averne: generosa, fraterna, solidale con tutti, onesta con Dio col quale aveva sempre intrattenuto reciproci sentimenti di devozione e rispetto. Concludeva quindi che avrebbe raggiunto subito il paradiso.

Immensamente grati per il bene ricevuto, le autorità, le fondazioni, i teatri, i vip espressero il loro cordoglio. In due giorni fu approvata una fondazione per gestirne la memoria.

 

LA SIGNORA DELL'ARTe
LA SIGNORA DELL'ARTe

LA SIGNORA DELL’ARTE

 

Arrivò in soccorso La Signora dell’Arte che lanciò con grancassa mediatica, l’evento della nuova Taurini dell’Arte. Nella mostra osannata dalla critica e dalla società civile, diede alla luce la nuova, brillante, collezione di MERDE D’ARTISTA tra le quali primeggiavano le merde del poeta Guccini e quella stagionata di Ringo Star. I guadagni del bar furono destinati agli assetati del Ghana, agli affamati del Congo, ai bimbi dell’Africa ma i visitatori furono stranamente poco propensi a consumare e si registrarono i prevedibili irridenti sarcasmi di una destra incolta, ignorante, egoista. La Signora dell’Arte fu portata alle stelle e aprì la sua casa ai visitatori che poterono così ammirare le sue celeberrime teche che comprendevano capolavori viventi come Mucca cancerizzata e Prostituta verace tempestata di ferite da taglio.

 

Gli esclusivi salotti dell'altissima e'lite
Gli esclusivi salotti dell'altissima e'lite
TESTE D'ELITE A CONVEGNO ALLA GUERRA DELL'ABACO
TESTE D'ELITE A CONVEGNO ALLA GUERRA DELL'ABACO

GERONIMO E ANNUSKA

«E’ la famosa Versailles della palude, palazzo di passione e d’amore; qui si amarono, Mosè, domatore della palude e la marchesa fattora; qui si amarono il figlio Geronimo e la cantante Annuska che, col suo canto incantava i fantasmi, le querce, le serpi. Una notte cantò alla luna l’ultimo atto di Salomè parlando con una testa mozzata a cui chiese se l’acre sapore delle sue labbra era quello dell’amore o del sangue. Con quel canto risuscitò gli scheletri della palude, che riemersero dalla terra per lasciarsi incantare. Vennero i gufi e le civette, i galli e le lamprede. Anche il fogliame s’agitava mentre Geronimo, figlio di Mosè, terminato il canto d’amore, la baciava con passione e violenza.»

 

 

IL CRITICO GAUSS E LA SOVRINTENDENTE

La sovrintendente non era mai stata così eccitata. Un accavallarsi vertiginoso di eventi le aveva cambiato la vita. Il critico Gauss, l’amore, Versailles, il manoscritto di Mosè: si sentiva potente, elegante e amata. S’erano dunque buttati, la sovrintendente e il critico Gauss in quell’avventura, creando una task force di fotografi, architetti e geometri supervisionati dal critico Gauss, presente sul posto.

 

Lavoravano indefessi i due e alla sera dopo un pasto leggero si sedevano al tavolo con planimetrie, disegni e foto di quadri, di affreschi, di marmi, resuscitati da Gauss e dai suoi pigri fotografi. Entravano nel loro Valhalla e, lassù, dove l’aria era pura, l’azzurro infinito e la luce sovrana, studiavano stili, colori e mondi. Esultavano, i due, passando da scoperta a scoperta, da notizia a notizia, da stupore a stupore fino a ritrovarsi abbracciati alternando appassionati «Ti amo» con le storie del vertiginoso castello....

... La sovrintendente pronunciò solo dei solenni e ossequiosi SÌ, s’inchinò come il suo Gauss consigliava, assentì, sudò freddo di fronte a tanta signora e alla fine, siglato il fatidico patto e congedata, ne uscì sfinita. Al suo Gauss quella sera, prima dell’immane orgia d’amore, sussurrò

«Che signora! Che vecchia! Che piglio! Senza di te, mio amato signore, non avrei ottenuto nulla. Sei unico! Quanto ti amo! Amami Gauss! », «Ti amo, signora! Vieni da me!», «Sono qui! Abbracciami, sbattimi, amami, mordimi, penetra in me!

«Sono pronto! Apri bagascia!» 

«Dio! Che bello! … Possa durare per sempre! »

«Taci puttana! » 

«Puttana io son.»  

 

GIOSUE' e L'ALSAZIA
GIOSUE' e L'ALSAZIA
Ancora LA DOLCE SIGNORA GAUSS E IL TIMIDO PROFESSOR FATO
Ancora LA DOLCE SIGNORA GAUSS E IL TIMIDO PROFESSOR FATO
GIOCHI DI CARTE NEGLI OVATTATI SALOTTI TORINESI
GIOCHI DI CARTE NEGLI OVATTATI SALOTTI TORINESI

GIOCHI DI CARTE

Balivo si presentò alla Signora delle Olimpiadi nella sua bella casa in collina con ridente giardino, madie barocche, camerieri in livrea, giardiniere baffuto, serva argentina, autista polacco per esigere l’anima e la signora con grande sorriso prospettò un ‘sette e mezzo’. Balivo smazzò sette e mezzo, la signora, smazzati due sette e lo consolò con un bacio.

Speravi vincere con queste lenze?» commentò l’Ataiù quella sera a Versailles Ma Balivo tramò la vendetta. Il giorno dopo la signora, colta da insopprimibile impulso scese la collina coi pattini e si schiantò contro un muro. Di lei rimase l’ombra sul muro, ma da quell’ombra riemerse radiosa e si presentò il giorno dopo a inaugurare un asilo. Balivo, scornato, non credeva ai suoi occhi.

 

IL CIRCO DI BALIVO
IL CIRCO DI BALIVO

IL CIRCO

«Cittadini di Torino, il Leone di San Girolamo è la prima meraviglia che vedrete allo spettacolo del circo. Perché questo leone affamato non si mangiò l’eremita? A questa domanda vi sarà risposto nello spettacolo?

Ma ecco che arriva IL GRANDE CANE. Avete mai visto un cane così grande? E’ più grande di un toro, pesa più di mille chili. Guardino, signori, la coda bifida, irta di aculei! Ogni aculeo è intriso di un veleno più potente di quello di un cobra. Anche questa bestia, che risale ai tempi del dio Crono, proviene dall’Ellade, non dalle paludi abitate dalla Gorgone che vedremo sfilare in seguito, ma dalle colline sassose, che la bestia percorreva facendo strage di agnelli, caproni, satiri e boa. Questo fiero animale venne catturato morente all’interno di un enorme cespuglio che lo aveva legato con i suoi rovi. La bestia ululava da trenta giorni e tutti gli abitanti della regione erano fuggiti.

Noi la salvammo e credete che ce ne sia grata? Ci odia e ha giurato di ucciderci assieme a tutti gli dei che hanno spodestato Crono. Venga lei signore! Venga anche lei, bella signora… Fate domande alla bestia e sentite le feroci risposte. Coraggio, signora! La bestia parla otto lingue:

PRIMO SIGNORE Cosa pensi del tuo padrone…

CANE Lui mi ha catturato e chiuso in questa gabbia; verrà un giorno in cui Crono, prigioniero sul monte Olimpo, farà esplodere la sua forza. La mia gabbia si aprirà e allora lo sbranerò. Mangerò anche le ossa.

 

L'ELITE ALLA FESTA TOTEMICA
L'ELITE ALLA FESTA TOTEMICA

LE NOMINE 

Un’immane opera attendeva la nostra civilissima e altissima èlite, totalmente dedita al bene di tutti, alla grande cultura, alla solidarietà corposa, ai bimbi dell’Africa, agli affamati del Kenia, agli Assetati d’Etiopia.

Previsioni, scommesse, pettegolezzi e teorie fiorivano nelle case, nei bar, negli uffici, nei parchi. Si raccontava di urla, di coltelli volanti, di patti segreti, di boccacceschi ricatti, di tangenti, di mercati di sesso e denari. La città era invasa da una nuova pazzia, ma non si spaventi il lettore: al giorno d’oggi non ci si sgozza più, non si uccide più il rivale, tutto avviene in salotti vellutati, tra marmi e legni preziosi, tra sorrisi e sorsi di brandy: l’ambiente è delizioso e ricco, le aragoste succose, gli abiti targati e griffati, le rughe stirate, i seni alti e rimpolpati: una gioia per gli occhi; tutto e sempre per il bene dei cittadini, per gli assetati d’Etiopia, per gli affamati del Kenia, per i bimbi dell’Africa.

 

CARTOLINE DELLA NUOVA TORINO
CARTOLINE DELLA NUOVA TORINO
L'ELITE ALLA FESTA TOTEMICA
L'ELITE ALLA FESTA TOTEMICA

LA FESTA TOTEMICA

Chi meglio del critico Gauss potrebbe cantare la Totem Festa a cui approdarono lo stesso elegante critico Gauss e la signora sovrintendente? Gli specchi dorati del salone, gli ospiti istituzionali, gli ospiti solidali, gli ospiti culturali; vip e cultural vip, le nuove divinità canzonettare, le topmodel, le attrici, le attricette, i toparchistar, i topregistar ecc. su cui l’intelligenza del critico Gauss esercitò le sue caustiche osservazioni che per esigenze superiori, una volta formate, dovettero rimanere dov’erano, cioè in quella sua parte di stomaco, rosa dalla bile e curata dal Malox, e lì rimanere, senza involarsi nell’aer dorato di quel rotariano circolo convocato per l’ennesima solidarietà. Non si ricorda neppure il critico Gauss a chi andasse tanto pulsante amore; a quali bimbi assetati e a quali affamati e privi delle aragoste e dello champagne che abbondava alla stessa Totemica festa.

GIOSUE' ALL'ASILO
GIOSUE' ALL'ASILO

GIOSUE' ALL'ASILO

Fin dal primo giorno Giosuè fu presente al catechismo di suor Ermergarda che, alta, diritta, severa domava la sregolata marmaglia, disponendola in circolo nella sala più grande. La sala terminava con un gran semicerchio e solenni finestre sormontate da archi che si spingevano fino al soffitto. Tanto grandiose che il lillipuziano Giosuè, in piedi, al centro del cerchio, vedeva il parco, il gioco da bocce e, oltre la cinta, il campanile e le lontane montagne.

Lungo quel circolo stavano i piccoli banchi dei bimbi sfrenati mentre al centro stava suor Ermergarda che, fin dal suo primo apparire, domò la scomposta feccia col fuoco degli occhi. Diceva: «Seduti!» e la feccia vigliacca s'accucciava in silenzio, ogni bimbo al suo banco. Così l'gglomerato pestifero di piccole belve, ridotte a pecore vili e meschine, ascoltava suor Ermergarda che parlava di Dio.

 

Dalla sua voce Giosuè imparò il catechismo e la Bibbia. «Genesi, Esodo, Levitico, Numeri» recitava tonante suor Ermengarda «Giudici, Deuteronomio, Giosuè, Ruth, Primo Re, Secondo Re, Terzo Re, Quarto Re, Primo Paralipomeni, Secondo Paralipomeni, Primo Esdra, Secondo Esdra, Tobia, Giuditta, Ester, primo Maccabei secondo Maccabei Giobbe e Salmi, e tutti i bimbi ripetevano a turno ma Giosuè non riferisce neppure quali spropositi uscivano dalle bocche di quei poveri scemi, capaci solo di sporcarsi come maiali, ridere, piangere, bagnarsi le brache, infilare un dito nel naso e succhiare quel dito. 

LEGGI DELLA TREMENDA BATTAGLIA A TORINO FRA LA SIGNORA DELLE OLIMPIADI E IL DEMONIO

 

 

Nella nuova Torino si dipanano grandi e tempestosi amori. La città, guidata dalla splendente Signora delle Olimpiadi, vive giorni febbrili. Scoppia l'allegria, arrivano i turisti, sfila il mitico circo Balivo, si susseguono le brillanti feste totemiche. Nel superbo Palazzo Reale convengono le glorie piemontesi e s'espandono nel mondo le immagini della festa, ma durante la fastosa cena...

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